Maria Gabriella Savoia – 1995
“Scultura moderna e contemporanea”

L’artista opera neH’ambito di un figurativo di epifanica ascendenza futurista e nelle sue sculture l’uomo è sempre profondamente tormentato da grandi impeti di conflitti sociali. Dario Micacchi ha sottolineato che “Camillo Catelli è ben consapevole tanto della melanconia frenante di Giorgio De Chirico quanto dell’avanzare drammatico ma positivo di Boccioni. In tale conflitto ha creato sculture assai tipiche, tra le più originali e belle che sia dato di vedere nella scultura italiana d’oggi”.

Catelli muove le sue sculture libere nello spazio (“Figura in corsa” del 1979, “Lottatore” del 1985) nelle quali la sua urgenza dell’Immagine fantastica si organizza in forma autonoma nell’esaltazione della sua forza poetica facendo sì che l’immagine scatti fuori con estremo vigore e originalità.
L’arte di Catelli non realizza “corpi umani”, ma figure di spiriti nelle quali ogni uomo può ritrovarsi e trovare aderenza interiore con esse, anche grazie alla superba lavorazione del bronzo. “Quando Camillo fonde i suoi bronzi si ripete la scena esaltante della sequenza della fusione della campana di Rubliof. Egli tira le cere con la sapienza di un vasaio. Vorrei scrivere di un vasarolo. Le tira attorno ad un vuoto. Una pelle sottile come la coccia d’uovo Le sue cere hanno il peso di un vaso etrusco. Che è il peso dell’aria che contiene. Quasi niente. Da queste cere ricava bronzi torniti con riflessi dorati come quelli del Cellini e del Giambologna. Il riferimento al Cellini ed al Giambologna deve essere accettato soltanto per sottolineare l’eccellenza della qualità della scultura di Camillo Catelli e non la sua cultura d’immagine. Diverse inquietudini la muove -così scrive Arnoldo Ciarrocchi che approfondisce anche il discorso sulla tematica – lacerazioni, mutilazioni, involucri macabri (contengono un eroe od una vittima), tronconi di corpi umani che piombano sulla tela pesanti come meteoriti, uomini che diventano mostri, mostri che si mutano in uomini: la denuncia di un massacro al quale stiamo assistendo sbigottiti giorno per giorno”.

Ma se è vero che le figure di Catelli sono estremamente forti ed efficaci, altre volte lo scultore pare voglia liberarsi dall’ossessione dell’uomo che grava su di lui come un giogo, perché il suo reale tormento non sta nell’eseguire una scultura seguendo una certa ispirazione quanto piuttosto nella fatica di evitare il già fatto.
Sono queste opere costruite come in un contesto scenografico nel quale il soggetto disgrega la sua figura in una moltiplicazione di piani plastici che si intersecano e si compenetrano per ricomporsi in un’immagine emozionale di grande rilevanza (“Il sogno” del 1985),
La “Finestre del poeta” è una scultura in cui la struttura architettonica ha carattere predominante. I panneggi dello scenario chiudono quasi la scena occludendo la visione della figura che appare in un secondo piano.

La scultura di Catelli trova motivata giustificazione d’essere poiché è attuale e contingente grazie ai continui e prolungati contatti con la vita e con la tragedia quotidiana umana.